Prendila per la coda!



Un bosco delle Alpi, all’inizio della primavera, poco dopo l’Unità d’Italia.
Un bambino scalzo si arrampica su un albero, a caccia di nidi. Ma, sorpresa!, qualcun altro ha scovato il nido prima di lui: tre vipere hanno divorato le uova e si sono arrotolate ben nascoste.
Il monello non batte ciglio. Con un gesto istintivo e sicuro, afferra una delle vipere per la testa e le apre le fauci per vederne i denti. Poi, con altrettanta disinvoltura, passa a esaminare le altre due.
È il folgorante inizio della carriera di Amedeo Ruscetta, il più grande viperaio delle Alpi, carriera destinata a durare oltre ottant’anni.
Il monello cresce, diventa prete, poi parroco del paesino di Croveo, in valle d’Ossola, nell’alto Piemonte. In questi luoghi a ridosso del confine svizzero, la principale fonte di reddito è, da sempre, il contrabbando.
L’Ossola e le sue valli sono, però, anche terre di rettili e don Ruscetta propone ai suoi compaesani un’onesta alternativa. L’Istituto Sieroterapico Milanese acquista vipere per produrre il siero antiofidico: perché non impegnarsi nella raccolta?
Per selezionare i nuovi viperai, don Ruscetta raccoglie ragazzi e ragazze, bambini e bambine sul sagrato della chiesa, dopo messa. Dal suo sacco libera le vipere e sta a guardare. Chi non scappa, è arruolato e istruito.
Il parroco maneggia le vipere con grande confidenza, le lascia strisciare nella sua manica, senza che lo mordano né che si spaventino. Dice che sono fragili e permalose, che bisogna maneggiarle con delicatezza. Il modo migliore per catturarle è fermarle per la coda e poi afferrarle per la collottola, con un gesto deciso.
Lo si può vedere all’opera in un bellissimo filmato d’epoca dell’Istituto Luce.
Don Ruscetta istruirà i suoi giovani viperai fino al 1961, anno della sua morte.
Sul sagrato della sua chiesa, dove faceva “lezione”, oggi c’è la sua statua, naturalmente con una vipera in mano.
Il suo epitaffio l’ha dettato lui stesso (“per impedire che altri lo faccia male”):
“Sacerdote Amedeo Ruscetta – viperaro, parroco di Croveo – operoso leale faceto ospitale: maestro piacevole di fede e scienza – attraverso la natura – a Dio portò popoli e fedeli – L’anima preclara – muover si volse tornando al suo regno”

Per saperne di più:
Il viperaio va in pensione (La Stampa, 06/05/2016)

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